L’Austria da stamattina chiude le porte del Brennero.
Non si tratta di una totale serratura, ma qualcosa di più intenso rispetto ai controlli a campione già partiti nei giorni scorsi.
Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, spiegando ieri la misura, ha detto chiaramente che per lasciare l’Italia è necessario avere con sé un certificato medico (anche in lingua italiana, ma avente data non antecedente a quattro giorni), altrimenti si è costretti a tornare indietro.
Gli stessi austriaci che fanno ritorno a casa possono varcare il confine, ma sono obbligati a sottoporti a una quarantena di due settimane.
Il controllo del certificato medico non si applica ai camion che devono soltanto transitare per l’Austria (quindi con garanzia che non effettuino fermate intermedie), anche se da stamattina – stando a quanto raccontano i diretti interessati – gli autisti dei mezzi pesanti vengono sottoposti alla misurazione della temperatura corporea, così come previsto dal regolamento n. 81/2020.
Inoltre, con regolamento n. 86/2020 sono stati sospesi tutti i collegamenti ferroviari passeggeri con l'Italia, ma il traffico merci ferroviario non è soggetto a limitazioni.
Praticamente qualche ora dopo, anche il premier sloveno uscente Milan Sarec ha annunciato che Lubiana adotterà un provvedimento analogo a quello preso da Vienna.
Ieri, dopo l’annuncio del cancelliere Kurz di chiusura delle frontiere, il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto, Paolo Uggè, aveva invitato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi di Maio a fare altrettanto.
«Pensavo che questa fosse una battaglia da combattere uniti – aveva spiegato – ma, dato che l’Austria persevera su questa strada, dico che la tutela dei cittadini italiani non dev’essere seconda a nessuno.
Le medesime misure attuate dal governo austriaco vengano applicate a tutti coloro che da quel confine entrano nel nostro territorio nazionale».
Il presidente di Anita, Thomas Baumgartner, parlando quando ancora la misura non era chiarita nei dettagli, si era detto comunque molto preoccupato, soprattutto se la chiusura avesse comportato «di fatto un impedimento per gli autisti italiani di effettuare trasporti con l’Austria», anche perché in questo modo «gli autisti austriaci si ritroverebbero in una situazione privilegiata a entrare e uscire liberamente dall’Italia, eseguendo tutti i trasporti bilaterali senza alcuna limitazione».
A posteriori, poi, la chiusura della circolazione dei camion non è stata adottata, anche se all’atto pratico la misurazione della temperatura corporea determina per forza di cose dei rallentamenti rilevanti e gravosi per i nostri trasportatori.
Fonte: www.uominietrasporti.it
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