La Commissione europea è contraria alla norma con cui la Danimarca ha fissato come tetto massimo di permanenza in un’area di sosta dello Stato a 25 ore. Lo ha fatto presente al governo di Copenaghen e, dopo la generica risposta ottenuta, ha deciso di deferirlo davanti alla Corte di Giustizia europea.
La questione nasce il 1° luglio 2018 quando la Danimarca, intenzionata a frenare il nomadismo di camion sulle strade del paese e per migliorare i servizi e la legalità all’interno delle 90 strutture a gestione statale, ha approvato una disposizione che limita a 25 ore il tempo massimo in cui un autista possa rimanere con il suo camion all’interno dell’area. Ma tale disposizione secondo la Commissione europea finisce con l’essere discriminatoria, in quanto crea barriere ai trasportatori stranieri impegnati in missioni internazionali, giacché non disponendo di una sede in cui sostare, necessitano di spazi di parcheggio per svolgere l’attività e per rispettare i tempi di guida e di riposo. Il problema si pone in particolare rispetto alla possibilità di usufruire di riposi settimanali ridotti, in quanto durano più di 25 ore (variando tra 35 e 45 ore): a quel punto quindi consumarli nella stessa struttura sarebbe impossibile, ma d’altro canto il trasferimento sarebbe contrario alla normativa e quindi esporrebbe al rischio di sanzione. Risultato: in Danimarca effettuare un riposo settimanale è praticamente impossibile.
La Commissione ritiene che la norma non sia appropriata, necessaria o proporzionata agli obiettivi e ha pertanto avviato una procedura d’infrazione contro la Danimarca, chiedendole di eliminare il limite di 25 ore. E tutto questo finisce per diventare – secondo la Commissione – una restrizione ingiustificata della libera prestazione di servizi di cui agli articoli 1, 8 e 9 del regolamento (CE) n. 1072/2009.
Poi, la stessa Commissione riconosce come legittimi gli obiettivi, indicati dal governo danese, di «garantire condizioni ordinate nelle aree di sosta” o di «affrontare il problema dei parcheggi illegali e pericolosi», ma sottolinea si possano raggiungere con disposizioni più adeguate o con altri mezzi.
Cosa accadrà adesso? In genere, uno Stato deferito cerca di risolvere la questione prima del giudizio della Corte. Ma se ciò non dovesse accadere e la Corte effettivamente condanna lo Stato in questione, a quel punto la Commissione può chiedere alla Corte il ricorso a sanzioni pecuniarie, che possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri.
Fonte: Uomini e Trasporti
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