Cabotaggio più difficile, distacco più controllato, riposo regolare in cabina, tachigrafo anche sui veicoli leggeri impegnati nel trasporto internazionale.
Sono questi alcuni dei principali punti previsti dal pacchetto mobilità che la scorsa settimana ha compiuto un altro decisivo passo nel suo cammino legislativo.
Questo importante testo normativo, destinato a incidere su alcune materie fondamentali del’autotrasporto, ha infatti trovato, dopo circa due anni e mezzi di cammino, il necessario compromesso tra le tre istituzioni (Commissione europea, Parlamento e Consiglio) in sede di Trilogo ottenendo un testo definito da una delle associazioni di rapprentenza delle piccole e medie imprese, vale a dire UETR, «piuttosto equilibrato tra armonizzazione e liberalizzazione».
Un giudizio giustificato dalle conclusioni a cui si è giunti.
Andiamo a vederle singolarmente:
- nel cabotaggio stradale sarà possibile effettuare un massimo di tre operazioni di trasporto in uno Stato straniero nell’arco di una settimana, ma prima di poter nuovamente entrare nello stesso paese dovrà far trascorrere un periodo di raffreddamento di almeno quattro giorni;
- anche i veicoli commerciali leggeri tra le 2,5 e le 3,5 tonnellate devono obbligatoriamente essere equipaggiati con tachigrafo digitalese vengono utilizzati nel trasporto internazionale;
- per i tempi di guida e periodi di riposo, il periodo di riferimento rimane quello di 2 settimane e 90 ore, anche se è possibile derogare alla normativa in caso di trasporto internazionale di merci.
In pratica gli autisti impegnati nel trasporto nazionale dopo osservato un periodo di riposo settimanale ridotto (24 ore) a settimana, dovranno prendere un periodo di riposo settimanale regolare (45 ore o più) la settimana successiva.
Gli autisti impegnati nel trasporto internazionale, invece, possono prendere due periodi di riposo ridotti per due settimane consecutive, a condizione che prendano due periodi di riposo compensativi (due volte 21 ore) la settimana successiva, collegati al periodo di riposo regolare con rientro a casa;
- sul riposo regolare di 45 ore scatta il divieto di consumarlo all’interno della cabina del camion.
Sempre relativamente al trasporto internazionale è previsto che l’autista è obbligato a rientrare nel suo paese di origine almeno ogni quattro settimane e anche il veicolo di un’azienda non può rimanere all’estero per un periodo superiore alle otto settimane;
- per il distacco trasnazionale sarà applicata la normativa in vigore (e molto più restrittiva) applicata a tutte le categorie di lavoratori, fatta eccezione per i viaggi di transito e di quelli legati a operazioni bilaterali.
L’attuale normativa sul distacco assicura al lavoratore distaccato l’applicazione delle stesse condizioni di lavoro e di occupazione dei propri colleghi di pari livello nell’impresa distaccataria.
Inoltre, per monitorare il fenomeno, sono previste comunicazioni preventive da effettuare entro 24 ore del giorno antecedente l’inizio del distacco.
A livello previdenziale, invece, si applica il principio di “personalità” (diverso da quello di “territorialità”, applicato negli altri rapporti di lavoro) per consentire al lavoratore distaccato di mantenere la copertura previdenziale del paese in cui lavorava prima di essere distaccato.
I primi commenti alle nuove disposizioni – che adesso andranno ratificate dai singoli Stati – sono cautamente positivi.
Da Bruxelles, il presidente dell'UETR, Julio Villaescusa, loda «i grandi sforzi compiuti dai negoziatori degli Stati membri, dalla Presidenza dell'UE, dai negoziatori del Parlamento europeo e dalla Commissione europea per raggiungere un accordo sul pacchetto».
Dall’Italia, invece, il presidente di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani, sostiene che «tenuto conto delle posizioni agguerrite dei Paesi dell’Est, che hanno tentato in tutti i modi di far saltare la difficile trattativa ad alto livello, riuscire a chiudere questa partita rappresenta un risultato importante, soprattutto alla luce del contenuto delle proposte iniziali della Commissione europea, che miravano a una liberalizzazione estrema».
Fonte: www.uominietrasporti.it
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